piecam ha scritto:Innanzitutto vorrei fugare i dubbi sui presunti guadagni che possano derivare ad un avvocato dalla semplificazione delle norme, infatti è vero il contrario, più le norme sono oscure e applicate male, più l'avvocato trova spunti per lavorare.
Prova ne è che dal 2008 ad oggi i casi di procedimenti penali ed amministrativi per violazione della 150/92 sono aumentati del 200% e tra questi, di veri bracconieri ne ho visti molto pochi, d'altra parte, ho visto molti allevatori onesti trattati come dei criminali, mentre purtroppo continuo a vedere animali di cattura regolarmente venduti con regolarissimi certificati provenienti dai paesi dell'est.
Questo significa che la legge applicata così malamente ha causato, come giustamente diceva Agostino, l'effetto opposto rispetto a quanto voluto dalla CITES, ossia tanti allevatori "criminali" e pochi trafficanti "onestissimi", il tutto perché gli agenti della forestale sono troppo impegnati a sanzionare gli allevatori che si devono arrabattare in una normativa, di cui non sarebbero destinatari. Per fare un esempio: sarebbe come voler imporre le norme sulla somministrazione di bevande alcoliche ad un soggetto che compra una bottiglia di vino!!!!
È di questo che ci dobbiamo vergognare: di avere una forestale che si preoccupa tanto dell'allevatore che guadagna due centesimi per aver venduto un neonato in cattività (come se la biodiversità fosse garantita dal fatto che l'allevatore non prenda soldi) e non si occupa di controllare i veri bracconieri, di verificare che gli importatori seguano le regole, di prevenire la devastazione dell'habitat o di salvaguardare gli animali dopo che hanno eseguito i sequestri (che spesso finiscono per morire di stenti a causa proprio della della forestale che non sa come gestirli).
Poi non capisco perché un privato cittadino che ha quattro tartarughe in giardino debba privarsi della gioia di vedere nascere qualche piccolo e magari portare anche a casa qualche euro! Qualcuno crede davvero che l'estinzione della specie si possa prevenire in questo modo? Perché un privato cittadino dovrebbe sottostare alle norme scritte per chi fa commercio di animali selvatici? Perché un animale nato in cattività dovrebbe essere certificato con fonte F solo perché è di prima generazione anche se in cattività da 20 anni? Perché un privato che non ha più la possibilità di mantenere i propri animali non li può cedere liberamente senza incappare in un coacervo di norme complesse, applicate in modo difforme nelle diverse regioni, spendendo soldi senza possibilità di recuperarli, perché se dovesse farsi rimborsare correrebbe il rischio di essere sanzionato!
Per concludere, il sistema così com'è non può andare avanti a lungo e gli organi competenti, o ci ascoltano e semplificano le norme per i privati cittadini che non intendono fare commercio (magari inasprendo quelle per i commercianti ed importatori - per loro le norme attuali sono totalmente inadeguate), oppure dovremo continuare a combattere nei tribunali sperando di trovare tanti Giudici come quello di Reggio Emilia che col tempo possano indurre la forestale a fare un passo indietro. E se per questo, qualche furbetto la farà franca, pazienza, meglio un furbetto in più, che tanti allevatori in meno per essere stati ingiustamente incriminati.
tartamau ha scritto:Non vorrei essere frainteso, signor avvocato, ma vorrei ricordarle che le interpretazioni, come le chiama Lei, sono frutto di norme e regolamenti europei, leggi dello stato, come lo è la ormai vecchia e superata 150/92. Detto questo, è palese che il problema viene visto solo da una parte, da quella che può pagare... Si studi attentamente i regolamenti europei, che per altro sono in vigore identici in tutta la comunità europea (anche se di differente c'è una burocrazia più snella e meno farraginosa, vada per esempio a vedere cosa fanno in Francia) e vengono aggiornati di frequente in funzione delle necessità che vengono dettate da organi sovranazionali in funzione del rischio reale o potenziale di ciascuna specie. La sua analisi, di parte e parziale (in quanto evita di ricordare che esistono leggi europee che regolano tutto questo, e non solo le tartarughe), evidenzia grandi lacune quando si deve vedere il problema nel suo insieme. E con questo intendo la protezione degli animali in natura, certamente non una prerogativa di un avvocato. Sappia che facendo come era prima, gli illeciti diventano difficili da provare. D'accordissimo circa il fatto che non si debba colpevolizzare una categoria, e concentrarsi sui veri bracconieri, ma lo sa probabilmente bene anche lei che non appena si muove il denaro, tutto si complica. Il suo discorso sul proibizionismo non regge, allora rendiamo lecite le droghe, le armi e chi più ne ha più ne metta. Gli uomini sono milioni, ad un esemplare alla volta, faccia i sui conti e tragga le dovute conclusioni. Questo è un esempio della solita Italia che vuole vivere senza regole e, sbagliando, se ne crea sempre di più complicate per cercare di porre un freno, sperando di evitare furbate. Siamo onesti una volta tanto e chiediamoci perchè c'è tanta riluttanza a seguire le regole. Che poi vadano semplificate siamo d'accordo, ma si immagina regole differenti per la stessa cosa dove possano portare? Il minor male è probabilmente questo, la cosa da fare è la ricerca della semplificazione!
Concludo dicendo che trovo inopportune le sue affermazioni su di un organo dello stato quale il Corpo Forestale dello Stato.
tartamau ha scritto:Ricordo, dati ripresi da un vecchio libro di Silvio Bruno "Tartarughe e Sauri d'Italia" pubblicato ad inizio anni '80, che il prelievo in natura delle Testudo era prima dell'entrata in vigore delle restrizioni di 50-70.000 esemplari all'anno! Adesso potrà essere al massimo di qualche sparuto migliaio, quindi ad un livello accettabile.
tartamau ha scritto:mi sentivo dire da personaggi che davano via centinaia di esemplari con finte cessioni gratuite (che se dovano essere gratuite perchè si chiedevano dei soldi?) che ero un commerciante mentre loro no?
tartamau ha scritto:Chi alleva esemplari da alcuni decenni non può non avere più generazioni in allevamento e pertanto ha tutti i diritti di ricevere i certificati per i propri animali: perchè non ne fa richiesta?
piecam ha scritto:Ormai, questa discussione si è ridotta ad una conversazione a due abbastanza sterile che non so quanto possa interessare agli altri lettori di questo forum.
Badail16 ha scritto: Io la sto seguendo con interesse perché ritengo che confrontarsi sui punti controversi della normativa sia estremamente interessante. Peraltro l'incontro della tua esperienza con quella di Maurizio non potranno che servire a dipanare la matassa di leggi, regolamenti e interpretazioni dei servizi cites e dei ministeri a favore di tutti gli utenti del forum.
Io mi auguro, ancora una volta, che la discussione possa essere il punto di partenza per spingere verso una semplificazione normativa che tuteli con forza sia quelli che del commercio (legale) ne hanno fatto una fonte di sostentamento, che quelli che detengono le tartarughe per mero piacere personale.
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