Messaggioda tartamau » gio ott 06, 2011 1:55 pm
Non posso che concordare con Antonio, l'albinismo è una situazione assai complessa e racchiude mille sfumature, poi troviamo l'axantismo, l'eritrismo, ipermelanismo ecc. Tutte mutazioni che possono essere definite "varianti di colori". Non posso fare notare che stranamente gli occhi delle Thb albine presenti in tutti i forum sono innaturalmente rossi, quasi fossero dei led accesi. Photoshop e consimili insegnano... L'occhio rosso, premesso che si può ottenere semplicemente per sovraesposizione di luce che permette la visione dell'occhio interno che è vascolarizzato e quindi rosso, vedi le normali foto con flasch, non è mai con alone rosso come le foto suddette. Tutte le albine da me viste, e non sono poche, specie se usi macchine fotografiche che naturalmente riducono o attenuano il fenomeno degli occhi rossi, il rosso è visibile bene sole se per esempio sono messe al sole e a favor di luce. Per essere più chiaro le foto di trasverso non danno mai il rosso. Questo per far notare che l'occhio rosso nell'albino è spesso una condizione dei primi tempi di vita. Nei mammiferi l'albino ha un occhio chiaro, mai rosso, l'asinello albino dell'Asinara li ha azzurri, le marginata caramello nocciola (ma vanno visti a favor di luce) ed anche negli adulti un occhio esperto li sa ben riconoscere. Non è per fare polemica, ma con le definizioni che si trovano nelle enciclopedie, riprese spesso da soli letterati che al più riconoscono l'etimologia e l'origine della parola, non è possibile descrivere un discorso complesso come l'albinismo, in quanto a seconda del gene interessato dalla mutazione, vi possono essere tante varianti.
Per poter far capire a tutti quanto detto, immaginiamo che nel caso del pigmento melanina si parta da un aminoacido precursore, la tirosina appunto per arrivare in diversi passaggi biochimici regolati da differenti enzimi, a loro volta codificati in parti differenti del dna. Ora, nel caso sia l'enzima tirosinasi ad essere mutato e reso inattivo, parleremo di albino T-, cioè che non viene prodotto l'enzima tirosinasi o sia così mutato da non essere rilevabile. Qualora l'enzima tirosinasi sia presente, ma il fenotipo risulti "albino" (alla nascita un esemplare bianco e con gli occhi rossi non può essere definito che albino, per giunta se avesse solo un deficit di produzione della melanina dovrebbe averne almeno un po', ma non è così e diviene scuro crescendo, fatto questo che lascia supporre come con l'alimentazione possa ingerire del pigmento o forme incomplete di esso), sicuramente possiamo avere una mutazione in un altro punto della cascata di reazioni che portano alla maturazione della melanina. Immaginiamo inoltre che il colore è dovuto ad un discorso chimico, cioè la formazione di un certo numero di doppi legami nella molecola, gli fa acquisire il colore che vediamo, ma ci potrebbero essere dei colori che non vediamo in quanto la sensibilità dell'occhio umano non è estesa se non in un piccolo ambito della luce (definita luce visibile, ma non è uguale per tutti gli esseri viventi, c'è per esempio chi vede nell'ultravioletto come molti insetti e certi uccelli). Poi ci sono anche i colori fisici, cioè quelli che si trovano negli insetti, coleotteri e lepidotteri e sono dovuti alla rifrazione e scomposizione dello spettro della luce visibile nelle sue componenti prodotto da particolari strutture presenti sulla cuticola o sulle squamette che ricoprono le ali delle farfalle. Di fatto vediamo un colore ma non è altro che lo stesso fenomeno dell'arcobaleno.
Tornando al nostro discorso, è chiaro che a seconda di dove avvenga la mutazione ci troveremo di fronte a situazioni diverse, ma andando tutte ad interessare la produzione di melanina, non si può non definirle albinismo. Poi lo possiamo a sua volta suddividere in sottocategorie (e qui la fantasia si sbizzarrisce), ma l'ambito è sempre e solo questo. Le definizioni infatti dicono sempre assenza o ridotta presenza di pigmento melanina, quindi è opportuno cercare di avere una visione più aperta del fenomeno. Ci sono casi, e qui concludo, che albini completi non danno prole albina in F1, e questo si spiega facilmente al momento del reincrocio della F1, infatti in F2 compaiono gli albini, ma ci saranno sempre esemplari di colorazione normale (a questo punto ci viene in aiuto Mendel e le sue tabelline per la trasmissione di due caratteri recessivi). Come ci spieghiamo questo? Semplice, la mutazione del maschio non è la stessa della femmina, essendo omozigote recessiva perchè si manifesti, una copia corretta del gene che serve per completare la cascata di reazioni che portano alla melanina è sempre presente. Essendo dominante, la nasconderà.
Spero di aver chiarito un po' la cosa, e che con le definizioni nude e crude non si arriva molto lontano. Purtroppo la realtà è sempre più complessa, e spesso cozza con la necessità di dare una classificazione di un fenomeno in termini di semplice definizione. Per complicare ulteriormente la cosa, dirò che spesso una mutazione non incide solo in un ambito, in quanto in biologia la stessa molecola può avere altre funzioni nelle cellule di differenti organi o tessuti. Nel caso delle marginata albino caramello, una alimentazione più ricca in proteine (ricordiamoci che la tirosina è un amminoacido), fa si che l'animale acquisti quel minimo di colorazione che gli permette di avere una vita normale, cioè gli permetta di scaldarsi al sole in modo soddisfacente. Non escludo poi che ciò tamponi altre carenze, infatti un'alimentazione esclusivamente vegetale non permette a questi animali di crescere normalmente. E qui concludo facendo notare che in natura le nostre tartarughe mangiano di tutto e probabilmente frazioni proteiche ben superiori a quello che qualcuno si ostina a dire, fatto questo me lo lascia pensare il fatto che in natura le T+ sopravvivono. Al museo di Storia Naturale di Milano, sono infatti conservati in alcol esemplari albini, raccolti in natura, di Testudo marginata collezionati all'inizio del 1900.
www.testudoalbino.com